Senza soccombere
13 settembre 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 6,43-49 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 43«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. 46Perché mi invocate: «Signore, Signore!» e non fate quello che dico? 47Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».
Le parole di Gesù sono chiare, plastiche, profondamente radicate alla realtà. Sono le parole di un uomo acuto osservatore della natura e profondo scrutatore del cuore umano. Sono le parole di un uomo che ha vissuto nella sua pelle ciò che ha espresso con la bocca. È lui l’albero buono che ha prodotto frutto buono. È lui l’uomo buono che dal buon tesoro del suo cuore ha tratto fuori il bene proclamando l’effathà della vita. È lui che ha ascoltato le parole di benevolenza del Padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,22), le ha interiorizzate proteggendole da ogni facile saccheggio dell’amnesia repentina e le ha dato corpo; lui, l’amato, amando senza remore, senza derive sentimentali, senza adulazione, senza usare ricatti affettivi ma riscattando e liberando le persone dalle oppressioni dei mali fisici e psicologici, proclamando la verità e stigmatizzando il male dei mali: l’ipocrisia, la doppiezza di chi vuole apparire grande senza farsi servo, la falsità di chi vende se stesso e la propria coscienza pur di ottenere approvazione e successo, la cecità menzognera di chi non vede i propri limiti grossi come travi ma sempre le pagliuzze negli occhi degli altri.
Un testo monastico paragona la vita dei monaci instabili e ipocriti al volo dei pipistrelli: “Non mirano mai diritto, ma svolazzano qua e là cambiando sempre direzione; con i primi impulsi lasciano intravedere una cosa, ma poi per l’instabilità della mente sono trascinati verso un’altra, contro ogni aspettativa; si muovono molto, e non avanzano minimamente”. Anche Pier Paolo Pasolini ha parole paradossali, amare e provocatorie contro l’ipocrisia: “Sei così ipocrita che come l'ipocrisia ti avrà ucciso, sarai all'inferno e ti crederai in paradiso”.
Gesù è lontano da ogni discorso teorico o dottrinale. La prassi, l’ortoprassi ha il sopravvento sul pensiero. I frutti sani, maturi e buoni dicono la bontà dell’albero, il bene seminato gratuitamente e senza spirito di gloria vana dirà la makrothumía della persona, il suo animo largo, la sua costanza, la sua perseveranza. Le parole espresse nelle nostre preghiere: “Signore, Signore!” si disperdono al vento, senza l’ancoraggio a una pratica fedele di amore fraterno, che vede il volto dello stesso Signore nel volto del povero, del sofferente, del fratello e della sorella che vive accanto a noi.
Occorre scavare molto profondo e porre le fondamenta sulla roccia. Occorre quella salutare e antichissima pratica di conoscenza di se stessi, del proprio cuore, riconoscendo i propri limiti e esercitandosi a versare lacrime di compassione che sono rugiada nel cammino di umanizzazione. A forza di andare a fondo si vivrà il paradosso della cipolla che si spoglia di strato in strato fino a dissolversi, si farà esperienza della propria vulnerabilità e inconsistenza per poter poggiare unicamente sulla roccia affidabile che è Cristo Gesù, la sua parola di vita e di libertà. Allora la nostra casa (interiore, familiare, comunitaria, ecclesiale e sociale) sarà solida e potrà affrontare ogni avversità e qualsiasi tempesta, che semplicemente ci saranno lungo il cammino della vita. E noi con esse. Stabili. Senza soccombere.
fratel Giandomenico