Amore reciproco: l'opera più grande

Foto di USGS su Unsplash
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3 maggio 2025

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,8-14

In quel tempo 8disse Filippo a Gesù: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.


Facciamo oggi memoria dell’apostolo Filippo, uno dei primi chiamati tra gli apostoli, e di Giacomo, del gruppo dei fratelli del Signore e primo responsabile della chiesa giudeocristiana di Gerusalemme. 

Ascoltiamo nel vangelo di Giovanni la domanda di Filippo al Signore, che sta all’interno di altre domande dei discepoli, preoccupati, smarriti dopo l’annuncio della “partenza” ormai prossima di Gesù annunciata nell’ultima cena. “Non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” (Gv 14,5) domanda Tommaso e Gesù annuncia “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). Davanti all’incertezza dei discepoli si pone, come roccia sicura, la persona di Gesù. La verità e la vita che sono in Gesù, che sono Gesù, sono la via per andare al Padre. La verità non come conoscenze razionali né come imprese ascetiche, ma incontro e conoscenza di Gesù, seguendo il suo cammino che ci apre alla salvezza. La vita è quell’amore che diventa comunione più forte della morte, unità che vince ogni divisione.

Gesù sta parlando del Padre e Filippo ancora perplesso vuole una manifestazione divina potente, gloriosa, definitiva del Padre. “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?” (v. 9). Questa pochezza nella comprensione di Gesù ci accompagna sempre, siamo sempre inadeguati. Le difficoltà ci frenano, troviamo in noi resistenze, pretese, paure. Eppure resta vera, resta salda la fedeltà del Signore che pazienta con noi, si curva sulle nostre esitazioni, sfiducie, infedeltà. E nel suo amore ci viene data la capacità di credere ancora, di sperare ancora, di amare ancora e ancora.

Filippo non comprende che la manifestazione del Padre è conoscibile proprio in quel Gesù che li ha accompagnati e li accompagna ancora. Tutte le sue opere e parole rimandano al Padre, al suo amore per ogni vivente. Ma è solo la fede che ci permette di vedere in Gesù la “manifestazione” del Padre. Gesù è in comunione con il Padre, Gesù ci mostra il Padre nel suo agire che vuole salvezza per ogni essere umano, nelle sue parole che danno senso e speranza alle nostre vite.

“Io sono nel Padre e il Padre è in me” (v. 11) e “L’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro” (Gv 17,26). Comunione che si espande nello spazio e nel tempo. E che vive per sempre.

Lo Spirito santo, che domandiamo nella preghiera e che suscita la preghiera, rende possibile l’amore fraterno che diventa testimonianza per il mondo.

Chi ha in sé questa fede in Gesù, questo amore per lui potrà continuare a estendere nella storia questo amore ricevuto, potrà praticare e proclamare quella misericordia che salva ogni creatura.

Gesù che ascende al Padre e dona lo Spirito santo, che vivrà nel cuore dei credenti, rende possibile l’amore reciproco nella comunità cristiana: questa è l’opera grande che possiamo compiere. L’unità dei credenti in lui sarà riconoscimento dei suoi discepoli, segno perché il mondo creda.

fratel Domenico