Preparazione

Davide Balliano
Davide Balliano

17 aprile 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 22,1-13

In quel tempo 1 si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, 2e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano in che modo toglierlo di mezzo, ma temevano il popolo. 3Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era uno dei Dodici. 4Ed egli andò a trattare con i capi dei sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo a loro. 5Essi si rallegrarono e concordarono di dargli del denaro. 6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo a loro, di nascosto dalla folla. 7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. 8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua». 9Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». 10Ed egli rispose loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. 11Direte al padrone di casa: «Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?». 12Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate». 13Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.


Un cammino verso Gerusalemme, un cammino verso l’esodo e l’innalzamento che lì stavano per compiersi (cf. Lc 9,31.51). Il Vangelo secondo Luca è strutturato attraverso questo cammino (cf. Lc 9,53; 13,22; 17,11; 19,28). Giunto vicino a Gerusalemme, Gesù invia due discepoli dando istruzioni dettagliate per procurarsi la cavalcatura su cui proseguire verso la città: “Il Signore ne ha bisogno” (Lc 19,31). Questo invio trova un parallelo anche prima della festa di Pasqua.

In Luca, diversamente da Matteo 26,17 e Marco 14,12 dove i discepoli prendono l’iniziativa, Gesù stesso affida a Pietro e a Giovanni il compito di recarsi in un luogo preciso e preparare “per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua” (v. 8), dicendo al padrone di casa “il Maestro ti dice” (v. 11). Gesù prepara con precisione le tappe del suo viaggio e durante la cena prepara i discepoli a poter leggere gli eventi finali della sua vita e il compito affidato loro. Lui, il Signore, il Maestro.

All’inizio di questo capitolo 22, Luca descrive anche un’altra preparazione, utilizzando ripetutamente il termine “cercare”: i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano come togliere di mezzo Gesù, Giuda cercava l’occasione propizia per consegnarlo e, più avanti, Satana cercherà i discepoli per vagliarli “come grano” (Lc 22,31). Ricerca messa in opera da tempo dalle autorità religiose, ricerca cui Giuda acconsente venendo meno alla vigilanza richiesta dalla gravità dell’ora, ricerca che il divisore persegue sempre. 

Questo capitolo ci parla di tentazione e di grazia e pone ciascuno davanti alla responsabilità della propria scelta. Le parole di Gesù in quest’ultima cena sono un invito ai discepoli a proteggersi e fornirsi di armi spirituali perché il tradimento, la morte, il rinnegamento non rappresentino uno scandalo insormontabile. Lui che aveva inviato i discepoli in missione chiedendo che rinunciassero a ogni protezione, in questa ultima cena dice: “Ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi” (Lc 22,36-37). Luca dà agli eventi dell’ultima cena la struttura di un discorso di addio in cui Gesù consegna il senso della sua vita e trasmette ai suoi eredi le indicazioni per il futuro. Egli ha fatto della sua vita un dono. “Voi” e “per voi” tornano con insistenza. Ai discepoli chiede di entrare nello stesso movimento proprio di fronte al male.

Il centro del discorso contiene un messaggio pieno di speranza: esso orienta lo sguardo verso il regno di Dio, il regno che il Padre ha preparato per Gesù e al quale Gesù associa i suoi. “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi ...non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio” (Lc 22,15-16); “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno” (Lc 22,28-29). “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me … Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” (Lc 22,19-20). C’è un’alleanza sancita nel dono della vita di Gesù “per voi”. C’è un essere di Gesù in mezzo ai suoi “come colui che serve” (Lc 22,27) e i discepoli sono chiamati a rendere presente ciò nel mondo. 

Alla fine del discorso si ritorna sulla figura di Pietro, uno dei due discepoli che Gesù aveva mandato a fare i preparativi per la Pasqua. Si ritorna anche sulla presenza del traditore. Il realismo della presenza sempre attuale del tradimento, dell’uccisione e del rinnegamento non deve offuscare il nostro sguardo e impedirci di conoscere che il Signore che noi annunciamo è colui che ha vinto la morte e ci chiama alla vita. La forza del cristianesimo sta in questa esperienza del Signore risorto, esperienza di grazia non facilmente definibile, personale e comunitaria. I termini che si intrecciano in questo capitolo ci dicono che sulle nostre vite è posto un desiderio del Signore, un invito a essere con lui, perseveranti in una trasformazione che apre la realtà delle nostre esistenze all’esperienza del dono e della comunione. Che il Signore risorto ci illumini in questi giorni della Pasqua e ci faccia conoscere la forza della sua resurrezione. 

sorella Raffaela