Il primo comandamento
11 aprile 2025
Dal Vangelo secondo Marco Mc 12,28-37
In quel tempo 28si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è:Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi.
37Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
Nei racconti evangelici, il male come d’altronde nella realtà, pare saccente, preoccupato di fare chiarezza e si pone come paladino dell’ordine costituito suscitando questioni che paiono importanti o perlomeno tali le ritengono chi le pone al centro della discussione.
Infatti ciò che interessava agli interlocutori di Gesù, fossero scribi, farisei, dottori della legge, sadducei o altri ancora, non erano le risposte per il desiderio di conoscere il pensiero del rabbi ma il fine perverso di trarlo in inganno per poi poterlo accusare e condannare a morte.
Gesù, con sapienza e con tanta pazienza, fornisce risposte che riconducono al senso profondo di leggi e norme pensate per la vita ma utilizzate contro di essa. Lo fa ponendo un'altra domanda che spiazza sempre gli interlocutori mettendo in luce le loro cattive volontà, con l’intento di condurli a ciò che abita il loro cuore.
La domanda in questo caso è sulle dieci parole: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” (12,28). La risposta è nota: il primo comandamento, cioè il più importante, è quello che anche Dio osserva. E qual è il comandamento che anche Dio osserva? Il riposo del sabato.
Per gli ascoltatori di Gesù l'osservanza di questo unico comandamento equivaleva all'osservanza di tutta la legge. La trasgressione di questo unico comandamento equivaleva alla trasgressione di tutta la legge e per questo era prevista la pena di morte. La domanda che lo scriba fa a Gesù, che ha sempre ignorato questo comandamento e ha curato, guarito, anche nel giorno di sabato, è quindi in qualche maniera scontata.
Gesù non fornisce la risposta scolastico-teologica e neppure pone una contro-domanda, ma nella risposta non cita nessuno dei comandamenti. La risposta di Gesù è sconcertante.
“Gli ha chiesto qual è il primo dei comandamenti, Gesù nella sua risposta ignora i comandamenti. Lui è venuto a proporre una nuova alleanza e non gli interessa la vecchia, quella imposta da Mosè al popolo di Israele e nella sua risposta ignora i comandamenti.
“Il primo è… e si rifà a quello che possiamo definire il Credo d'Israele, con le parole ebraiche “Shemà Israel”. Era la preghiera contenuta nel libro del Deuteronomio (e par.) che al mattino e alla sera il giudeo recitava. “Ascolta Israele, il Signore Dio nostro è l'unico Signore. Amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima”, (Dt 6,4-9) il termine adoperato dall'evangelista è psychè, anima, “con tutta la tua mente e con tutte le tue forze” e qui l'amore verso Dio è assoluto.” (Alberto Maggi)
Per essere autentico, questo amore verso Dio deve poi tradursi in gesti e parole verso l’umano che riconosco come tale e quindi Gesù, interpreta la scrittura con la scrittura stessa e cita un precetto dal libro del Levitico: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lv 19,18).
Affinché l'amore verso Dio sia autentico, deve tradursi in amore verso il prossimo, tutto il resto è ipocrisia verbale degna di funamboli del linguaggio pseudo-teologico, come ci ricorda Giovanni nella sua prima lettera “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1Gv 4,17-21).
fratel Michele