Papa Francesco in Georgia

Il Patriarca  Ilia II di Georgia e papa Francesco a  Tbilisi, Georgia.
Il Patriarca Ilia II di Georgia e papa Francesco a Tbilisi, Georgia.

di Tamara Grdzelidze*

Scrivere un resoconto della visita papale in Georgia per la newsletter ecumenica del Monastero di Bose riveste per me una speciale responsabilità. Anni di collaborazione con Bose hanno contribuito alla mia formazione ecumenica e hanno rafforzato il mio zelo per l’unità tra i cristiani. Quando si tratta di relazioni tra ortodossi e cattolici, provo un sentimento di affidabilità verso Bose.

Mi accingo così a scrivere in queste righe le mie impressioni sulla visita di Papa Francesco nella mia Patria. La sintesi è che si è trattato di un evento straordinario. Ma non mi limiterò a questo. Vorrei evidenziarne il significato da quattro punti di vista: politico, pastorale, bilaterale, pubblico/sociale.

1. Di fronte alle autorità civili e al corpo diplomatico nel Palazzo presidenziale di Tblisi, Papa Francesco ha parlato in difesa dei diritti sovrani delle piccole nazioni. Date le attuali circostanze politiche, questo è un messaggio di grandissimo sostegno da parte della guida di un miliardo e trecento milioni di cattolici nel mondo, in sintonia con il motto della sua visita pastorale in Georgia: Pax vobis!

2. La visita alla piccola comunità dei cattolici in Georgia (1% dell’intera popolazione del paese, che ammonta a 3.700.000 abitanti) è espressione dell’enorme sostegno offerto loro. Essere una chiesa di minoranza in un contesto maggioritariamente ortodosso non è compito facile, in generale. Purtroppo le comunità cattoliche in Georgia (di rito latino, armeno e caldeo) si devono battere per soddisfare le proprie attese e perseguire i propri obiettivi. La società pare troppo fragile per fornire un pieno sostegno alle chiese minoritarie.

Bisogna altresì notare che la Chiesa ortodossa di Georgia è un potente simbolo nazionale e che è stata soppressa per un lungo periodo della storia, fino a poco tempo fa.

3. L’incontro di Papa Francesco con il Catholicos-Patriarca Ilia II, il capo della Chiesa ortodossa di Georgia, è stato emblematico, con i calorosi saluti, le espressioni di amore fraterno reciproco, il colloquio privato, lo scambio di doni memorabili: un’icona e una raccolta delle copie dei manoscritti georgiani presenti nella Biblioteca vaticana. Papa Francesco e il Catholicos Ilia si sono incontrati quattro volte: due all’aeroporto, una al patriarcato, una nella cattedrale Svetitskhoveli a Mtskheta. Sono convinta che il loro incontro personale avrà un impatto significativo sui rapporti ecclesiali tra la Sede di Roma e il Patriarcato di Georgia: ne vedremo i risultati in vari aspetti delle relazioni bilaterali. La Georgia è la prima delle quattordici chiese nazionali – di paesi a maggioranza ortodossa – ad aver ricevuto una visita ufficiale di Papa Francesco su invito delle autorità sia civili che ecclesiali.

4. Aspetto ancor più importante, la visita papale ha dato impulso a una più ampia riflessione nella Chiesa ortodossa di Georgia. Diversi giovani georgiani, sia laici che presbiteri, sentono che la visita del Papa ha segnato l’inizio di una nuova fase nella vita della loro chiesa. Non ci si deve aspettare alcun rapido “cambiamento”, ma qualcosa si è mosso. Molte persone hanno espresso in merito alla visita gioia, speranza ed esperienza spirituale : ho sentito persone dire che non avrebbero mai immaginato di poter sperimentare qualcosa di simile nella loro vita. La parole profonde di Papa Francesco, la sua irresistibile semplicità spirituale e la valorizzazione delle antiche radici cristiane della Georgia gli hanno aperto un cammino nei cuori di un vasto pubblico. È stato ammirato e amato. La gente è profondamente grata per la sua presenza nella loro terra.

Il culmine dello scambio di doni spirituali tra il Santo Padre e il popolo georgiano è avvenuto nella cattedrale Svetitskhoveli. Molte persone erano state invitate dal Catholicos-Patriarca Ilia II: rappresentanti dei vari settori della società, membri del sinodo, chierici, monaci, le autorità civili georgiane. Tutti costoro hanno sperimentato momenti eccezionali quando Papa Francesco è stato accolto dal Catholicos sulla porta della cattedrale mentre le campane suonavano a festa. Accompagnati da un antico inno georgiano, i due capi di chiesa hanno fatto il loro ingresso in cattedrale, si sono fermati in preghiera silenziosa davanti al luogo dov’è custodita la tunica di Cristo, hanno camminato lungo la navata tenendosi per mano, si sono seduti di fronte all’assemblea e si sono scambiati parole di amore in Cristo. Padre Serafim e alcuni membri della comunità assira della Chiesa ortodossa di Georgia hanno cantato in aramaico. L’inviato di TV2000 ha commentato: “Atmosfere e sensazioni uniche!”.

Papa Francesco ha incoraggiato la Chiesa ortodossa di Georgia a perseverare insieme nella preghiera gli uni per gli altri, nel farsi carico dei poveri e nell’affrontare le sfide delle migrazioni.

La Georgia è meravigliosa, è una cosa che non mi aspettavo: una nazione cristiana, ma nel midollo!” ha osservato il Pontefice.

Sono tuttavia rimasta sorpresa di come la maggioranza dei media esteri hanno presentato la visita: non c’erano scandali da riferire, ma sono stati offerti al pubblico tutti i dettagli che potevano avere connotazioni negative, così che nulla di positivo è stato menzionato, a differenza di quanto fatto dai media locali in Georgia e in Vaticano. Non mi ero mai resa conto prima di quanto ciò che i media riferiscono possa essere avulso dal contesto dell’evento seguito.


 

*Teologa ortodossa che ha lavorato per dodici anni come membro dello staff di Fede e Costituzione presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra, Tamara Grdzelidze è dal 2014 Ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede. In questa veste ha partecipato al viaggio di papa Francesco in Georgia dal 30 settembre al 2 ottobre scorso. Amica da anni del nostro Monastero – con il quale ha tra l’altro collaborato per il Convegno internazionale del 2008 dedicato a Una nube di testimoni – ha accettato volentieri di scrivere per Finestra ecumenica le sue impressioni su questa storica visita. La ringraziamo vivamente.