Amare il nemico che è in noi

Fratelli, sorelle,
dice la nostra Regola:

“La divisione è in te, nelle tue profondità, ma tu devi fare lo sforzo di unire e riconciliare ciò che è opposto” (RBo 13).

Nel capitolo sulla vita comune, la nostra Regola parla della divisione interiore. Le divisioni e le insofferenze comunitarie non sono solo un problema che riguarda ciascuno e gli altri, ciascuno nel rapporto con gli altri, ma anche ciascuno con se stesso. Soprattutto non sono un problema che riguarda solo gli altri che noi giudichiamo colpevoli nei nostri confronti o inadeguati a noi. Ora, ognuno di noi conosce discrepanze tra ciò che professa e ciò che vive, conosce distanze e divisioni tra ciò a cui anela sinceramente e ciò che riesce a realizzare, tra l’amore che intende vivere e le difficoltà e gli impedimenti che trova in se stesso per metterlo in pratica.

Ma ancora più in profondità, la nostra Regola ci ricorda che c’è un livello di divisione interiore profonda che ci impedisce di conoscerci adeguatamente, e quindi di accettarci e amarci, così che possiamo anche accettare e amare gli altri che stanno accanto a noi. Anzi, succede che ciò che in noi non è integrato diviene disintegrante, sia per la persona stessa, per noi, che per le sue relazioni, dunque per le persone che sono attorno a noi.

La Regola parla di sforzo di unire e riconciliare ciò che è opposto in noi. Possiamo anche parlare di integrare. Cioè di nominare e riconoscere diritto di dimora in noi a dimensioni che ci urtano e che non vorremmo vedere in noi. Solo così può prendere consistenza la realtà monastica dell’abitare con se stessi. Possiamo anche parlare di perdono, perdono a noi stessi, che ci consente di perdonare anche agli altri e di riconciliarci con gli altri. Possiamo parlare anche di amare il nemico, un nemico che prima di essere fuori di noi, è spesso in noi. Normalmente noi esteriorizziamo il nemico, proiettiamo negli altri ciò che detestiamo in noi, se invece accettiamo di riconoscere che in noi stessi abita l’indesiderato, evitiamo di giudicarlo o odiarlo o denigrarlo negli altri. E così possiamo pacificare il nostro cuore e tentare di mettere in pratica il comando evangelico di amare gli altri come noi stessi.

Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti, perché il nostro Avversario, il divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede e tesi all’integrazione e riconciliazione interiore. E tu, Signore, abbi pietà di noi.

fratel Luciano