Vicinanza e preghiera

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20 Marzo 2020

Cari amici e ospiti,

come stiamo dicendo in questi giorni ai tanti di voi che ci manifestano la loro vicinanza attraverso i vari mezzi di comunicazione, la vita a Bose prosegue per ora senza problemi di salute, in quell’isolamento che è parte della nostra vocazione monastica, ma che soffre per la menomazione forzata di un’altra dimensione della nostra vocazione: l’ospitalità.

Desideriamo dirvi la nostra vicinanza e preghiera quotidiana: un’intercessione che abbraccia innanzitutto quanti sono più colpiti, nel fisico e negli affetti, da questa epidemia. Pensiamo a quanti – parenti e amici, ma non solo – sono in prima linea nella cura e nell’assistenza ai malati: medici, infermieri e personale sanitario che, oltre all’improbo compito professionale, si trovano anche a sostenere umanamente e spiritualmente persone private della vicinanza dei propri cari e che si spengono in solitudine. E questo, mettendo a rischio la propria salute e perfino la propria vita. Pensiamo ai malati che sentono affievolirsi la vita dentro di sé senza la vicinanza e il conforto delle persone amate nel momento del loro ultimo passaggio. Pensiamo ai vescovi, “patres pauperum”, che si trovano a fronteggiare una situazione assolutamente inedita e che esercitano la loro responsabilità pastorale in mezzo a grandi difficoltà. Pensiamo ai tanti presbiteri che svolgono il loro ministero nella vicinanza fraterna e quotidiana a poveri e malati, pensiamo ai religiosi e alle religiose, ai fratelli e sorelle nella fede, ai volontari che si spendono giorno e notte per alleviare le sofferenze dei più fragili: gli anziani, i poveri, quanti hanno perso il lavoro, i senzatetto, i detenuti, gli immigrati e quanti non hanno nemmeno una casa dove potersi rifugiare. Questi poveri e malati sono la carne di Cristo e il servizio reso a loro è celebrazione esistenziale gradita a Dio. Pensiamo a tutti quegli uomini e donne che continuano e intensificano il loro lavoro nei servizi essenziali: la loro fatica rende possibile limitare i danni di questo flagello e preparare il terreno per una rinascita umana e fraterna, prima ancora che economica.

Nella nostra liturgia delle ore – che proseguiamo con alcune precauzioni, in obbedienza alle disposizioni del governo e della CEI per la salvaguardia della salute di tutti – e nella preghiera personale portiamo i vostri volti e le vostre sofferenze e confidiamo che il Signore dia a tutti la forza per superare questa prova.

Nel cammino comune verso la Pasqua di Resurrezione, vi salutiamo con affetto fraterno

Fr. Luciano, priore, con i fratelli e le sorelle di Bose