La fraternità - Ritiro di Quaresima - Enzo Bianchi

Cueva de las Manos, 7300 a.C., Santa Cruz, Argentina
Cueva de las Manos, 7300 a.C., Santa Cruz, Argentina

10 marzo 2019

Domenica 10 marzo si è tenuto il ritiro di Quaresima predicato da fratel Enzo sul tema della fraternità. Un cielo limpidissimo e i prati con i primi fiori primaverili hanno accolto le oltre 500 persone che si sono radunate a Bose per l’occasione.

Nei tempi liturgici di Avvento e Quaresima la comunità è solita proporre dei ritiri: momenti di riflessione che possano essere di aiuto al cammino di conversione di ognuno, per essere più fedeli al Signore e più conformi al vangelo.

Quello della fraternità non è un tema esclusivamente cristiano, ma appartiene a tutta l’umanità. Basta pensare al motto rivoluzionario francese “liberté, egalité, fraternité” per rendersi conto della diffusione che questo tema ha avuto anche in ambito laico. Oggi, parlare di fraternità è quanto mai urgente. Papa Francesco sta cercando con forza di fare questo nel suo pontificato, affermando che la fraternità è “la nuova frontiera per il cristianesimo”, ma è anche pensando alla situazione italiana attuale che ci si può rendere conto dell’attualità del tema. Gli ultimi due rapporti annuali del CENSIS hanno attestato che in Italia la gente porta più rancore e che vi è una progressiva crescita della cattiveria. Come leggere questo dato? Bisogna sicuramente guardare alla responsabilità dei governanti, figure che ricoprono posizioni che possono autorizzare il peggio che c’è in noi, dividendo la popolazione e moltiplicando le paure. Oggi viviamo oggettivamente in una società in cui manca la fraternità. Si è combattuto molto per la libertà e l’uguaglianza a livello giuridico, economico, sociale, ma meno per la fraternità. Parlare di fraternità significa parlare di una comunità e non di singoli individui, significa, quindi, parlare di relazioni.

Ripensare alla fraternità nelle nostre vite e comunità è un impegno evangelico, ha affermato con forza fratel Enzo.Ènecessaria fiducia nella convivenza, è necessario riscoprire i concetti di solidarietà e bene comune per poter costruire ponti e luoghi di incontro religioso ed etnico. Bisogna anche vigilare a che la fraternità non diventi un vuoto motto nella chiesa: la chiamata a essere fraternità è qualcosa di costitutivo della chiesa stessa, pena non essere chiesa di Cristo.

La giornata è poi proseguita con un approfondimento del tema in ambito biblico. Qui la fraternità (e la sororità) ha conosciuto un’estensione dalla sfera strettamente biologica alla realtà dell’umanità tutta. Siamo tutti figli di Adamo ed Eva, quindi tutti fratelli e sorelle, discendenti del primo “terrestre”, fatti a somiglianza l’uno dell’altro e di Dio Creatore. Eppure vivere la fraternità e la sororità non è sempre facile perché i fratelli e le sorelle non li si sceglie e l’accettare una presenza altra accanto a noi non è né facile, né automatico ma è spesso doloroso, richiede tempo e lavoro interiore. Questo lo mostra anche la Bibbia, con il tragico episodio di Caino e Abele prima, ma anche con le vicende di Abramo e Lot, Isacco e Ismaele, Giacobbe ed Esaù, Giuseppe e i suoi fratelli, solo per citare il libro della Genesi.

Anche Gesù ha vissuto e annunciato la fraternità, ma con un’accezione molto diversa da quella strettamente biologica. Innanzitutto fratelli e sorelle sono i suoi discepoli, quanti hanno condiviso la sua vita e l’han confessato come Rabbi, Maestro e Messia. Ma anche l’episodio narrato in Mc 3,31-35 ci fornisceinteressanti informazioni per capire chi sia fratello o sorella per Gesù: “Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre»”. Un altro utilizzo che Gesù fa del termine fratello lo si ha al capitolo 25 dell’evangelo di Matteo. Qui, non si sta più parlando né di discepoli, né di chi compie la volontà di Dio, non si parla quindi di cristiani ma di tutta l’umanità e Gesù parla dei “più piccoli tra i miei fratelli”, gli ultimi.

Negli altri testi del Nuovo Testamento, la parola “fratello” viene utilizzata moltissime volte e il concetto di fraternità viene assimilato alla chiesa stessa (è il caso di 1Pt 2,17 o 1Pt 5,9). Questo, però, è un ambito ancora poco esplorato dagli studiosi: c’è un’ecclesiologia tutta da scoprire riguardo all’immagine della chiesa come fraternità.

Nelle conclusioni, fratel Enzo ha lasciato tre spunti sul come vivere la fraternità in modo concreto e quotidiano:

  1. Accettare incondizionatamente il fratello e la sorella che ci è dato,
  2. Essere responsabili gli uni verso gli altri,
  3. Vivere la solidarietà come un’esigenza concreta di comunione.

“Da questo sapranno che siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri” (Gv 13, 35).

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