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Verso un’Attica più verde. Preservare il pianeta e proteggere i suoi abitanti

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photo credit: Sean Hawkey/WCC
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IX Convegno internazionale ecologico del Patriarcato Ecumenico

Subito dopo la sua elezione a patriarca ecumenico nel 1991 Bartholomeos di Costantinopoli dichiarò – con parole allora non da tutti comprese, ma poi ritenute autenticamente profetiche – che interpretava il suo ministero non solo in vista dell’unità della Chiesa ortodossa, ma anche come grande impegno a proteggere il mondo e l’umanità in un tempo di estremo rischio ambientale.

Già nel 1989, anche dietro suo impulso, il suo predecessore, il patriarca Dimitrios, aveva invitato le Chiese ortodosse a iniziare l’anno liturgico, il primo settembre, con una preghiera per la salvaguardia del creato; Bartholomeos, poi conosciuto come “il patriarca verde”, è stato anche personalmente coinvolto nel processo che ha portato allo storico accordo di Parigi del dicembre 2015, e ha più volte ripetuto che “la cura del creato proviene dall’essenza della nostra fede. Il mondo è un dono di Dio per amore verso di noi e a questo amore dobbiamo rispondere proteggendo la creazione. Tutti dobbiamo distinguere tra istinti e bisogni. La necessaria trasformazione spirituale degli esseri umani e del loro atteggiamento verso la creazione richiede la collaborazione di tutti i settori sociali e le discipline scientifiche”.

Molto il patriarcato ecumenico ha fatto per informare ed educare in questo campo, e dal 1995 ha proposto una serie di convegni sul degrado ambientale aperti non solo a teologi ma anche a scienziati, economisti, giuristi, politici, giornalisti, in luoghi significativi: il mar Nero, l’Egeo, l’Adriatico, il Baltico, il Danubio...

L’ultimo di questi eventi, il nono, dal titolo “Verso un’Attica più verde. Preservare il pianeta e proteggere i suoi abitanti”, si è svolto dal 5 all’8 giugno 2018 in Attica, la regione con al centro Atene, cui appartengono le isole saroniche. Coordinate magistralmente dall’Arcidiacono del Trono ecumenico John Chryssavgis e da Nicholas Anton, referente per l’ecumenismo dell’Arcidiocesi greco-ortodossa d’America, duecento persone hanno preso parte al Simposio, per esplorare i pressanti problemi sociali e ambientali della Grecia e oltre, esaminando le connessioni tra ecologia, economia, teologia e spiritualità, di fronte alle sfide del nostro tempo.

Il congresso ha avuto inizio con una sessione tenutasi nell’auditorium del museo dell’Acropoli martedì 5 giugno. “La crisi ecologica ha rivelato che il nostro mondo costituisce un tutt’uno, e che i nostri problemi sono universalmente condivisi” ha detto il patriarca ecumenico nel suo discorso d’apertura. “La distruzione dell’ambiente naturale può essere evitata solo con un cambio radicale della nostra prospettiva verso la natura, che risulti da un cambio radicale del nostro comprenderci come esseri umani. Quanto ironico il fatto che non abbiamo mai avuto così tante conoscenze sul nostro mondo come oggi, eppure mai come prima d’ora siamo stati così distruttivi gli uni gli altri e verso la natura!.. C’è un intimo legame tra la cura per la creazione e la preghiera al Creatore, tra un’economia per il povero e l’ecologia per il pianeta! Sia questo convegno un’opportunità per un’ispirazione, un dialogo, una trasformazione!”.

Il cardinale Peter Turckson, prefetto del dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha letto il messaggio di papa Francesco: “Probabilmente stiamo condannando le generazioni future a una casa comune lasciata in rovine. Dobbiamo porci con onestà la domanda su quale tipo di mondo vogliamo trasmettere a quanti verranno dopo di noi, compiendo un serio esame di coscienza riguardo alla protezione del pianeta affidato alle nostre cure… è chiesto ai cristiani di riconoscere le radici spirituali della crisi ecologica e di cooperare nel dare una risposta univoca.”.

Dal giorno successivo il convegno è continuato sulle isole di Spetse e di Hydra, in cui il patriarca ecumenico ha innanzitutto svolto una vera e propria visita pastorale, amorevolmente accolto dal Metropolita Efrem di Hydra, Spetse e Egina, uomo di ospitalità e di radiosa bontà, e dai fedeli ortodossi del luogo.

Nelle varie giornate si sono succeduti i relatori invitati.

Notevoli gli interventi di Jeffrey D. Sachs, economista della Columbia University, dei metropoliti di Pergamo Ioannis Zizioulas, del Belgio Athenagoras, di Silyvria Maximos e di Nea Ionia Gavriil, del vescovo di Salisbury della Chiesa d’Inghilterra Nicholas Holtam, di Hans Joachim Schellnhuber dell’Università di Potsdam, di Peter Bouteneff dell’Istituto di teologia ortodossa di St. Vladimir (NY), di Raj Patal dell’Università del Texas, di Gayle Woloschak della Northwestern University, di Elisabeth Theokritoff dell’Istituto di teologia ortodossa di Cambridge, di Philippe Leclerc rappresentante dell’UNHCR in Grecia, di Mohammed Abu-Nimer dell’American University di Washington, del cardinale arcivescovo di Nabuja in Nigeria John Olorunfemi Onaiyekan, di rabbi Avraham Soetendorp di Amsterdam, di Christiana Figueres e Patricia Espinosa (ONU), di Vandana Shiva premio Nobel alternativo nel 1993, di Maria Voce presidente del movimento dei Focolari…

Il patriarca Bartholomeos, sempre presente a tutte le sessioni, con grande attenzione e partecipazione, e con la sua proverbiale accoglienza e sensibilità personale verso tutti e ciascuno, ha concluso così i lavori: “Cari amici, non ci rimane che praticare quanto predicato: ora dobbiamo cominciare il lungo e difficile cammino dalla mente al cuore, possiamo fare molto di più nel cambiare i nostri atteggiamenti se solo lavorassimo gli uni con gli altri! Possa Dio nella sua abbondante misericordia guidarvi nel servizio al suo popolo!”

È stato un convegno ricco di analisi critiche e di punti di vista differenti, portatore di una visione di speranza, sintetizzato da queste parole del patriarca: “Abbiamo forse perso lo spirito della preghiera. Non siamo più pellegrini rispettosi della terra; siamo ridotti a consumatori disattenti e a viaggiatori di passaggio. La visione spirituale della preghiera ci guida a una vita che vede più chiaramente e condivide più dolcemente, andando oltre ciò che vogliamo individualmente, verso ciò di cui il mondo ha bisogno nel suo complesso. Così, noi iniziamo a valutare ogni cosa per il suo posto nella creazione e non semplicemente per il suo beneficio economico, restaurando una bellezza originale del mondo, che vede tutte le cose in Dio e Dio in tutte le cose”.

Per singolare coincidenza, pochi giorni dopo la conclusione del convegno, e quasi sua eco, il compositore greco Vangelis ha pubblicato una musica originale che rappresenta anch’essa un messaggio di speranza per tutta la creazione, lanciato in un lungo viaggio nel cosmo.